martedì 23 gennaio 2018

Bulli di sapone: UDA classi seconde


In occasione del compito autentico (o UDA, cioè Unità di Apprendimento), i ragazzi delle seconde medie di Assago hanno realizzato dei prodotti sul tema "BULLI DI SAPONE", nella convinzione che la prepotenza possa essere dissolta, anzi scoppiata, grazie alla gentilezza e all'esercizio dell’empatia

Ecco un assaggio dei loro lavori (gli altri sono filmati, foto e presentazioni powerpoint):


La parola bullismo deriva dall'espressione inglese to bully, che allude a prepotenze perpetrate nel tempo.


I ragazzi hanno studiato la cosiddetta "piramide del bullismo": si parte da scherzi non graditi, dispetti, che degenerano in discriminazioni, per arrivare alle prepotenze e, in cima alla piramide, anche a vere e proprie azioni criminali.




Il bullismo è particolarmente odioso perché vengono prese di mira i soggetti ritenuti, per qualche motivo, più vulnerabili di altre: per esempio le persone con disabilità fisica, psichica o emotiva e tutti coloro che vengono percepiti come diversi.


Nel bullismo gioca un ruolo tristemente importante la presenza del "pubblico", che incoraggia alla prepotenza o, più semplicemente, non assume le difese del più debole, vedendo e tacendo: questa si chiama omertà.


Il bullismo è sempre esistito, ma oggi assume una connotazione ancora più negativa quando degenera nel cyberbullismo: l'umiliazione della vittima diventa pubblica per mezzo di social e smartphone.


Perché la gente (anche gli adulti) si accanisce tanto soprattutto facendo del cyberbullismo? Forse perché è più facile (e vigliacco) nascondere la propria inadeguatezza dietro una tastiera, piuttosto che affrontarla, forse perché il fango non è nella persona che vorresti infangare, ma negli occhi di chi clicca LIKE e commenta a spropositoin preda alla demagogica vigliaccheria del “è mio diritto dire tutto quel penso”.
Senza pensare a ciò che si dice, tuttavia.


Bullismo non è solo prendere a botte, è anche "etichettare" qualcuno... peccato che bisogna tenere presente una cosa molto importante: quando si dipinge un ragazzino in un certo modo, poi va a finire che lui diventi veramente così. 


Bullismo non è solo prendere a botte: si può ferire anche con l'esclusione, il pettegolezzo, la calunnia. Tali atteggiamenti possono avere come conseguenza un profondo disagio nella vittima, che tende a isolarsi sempre di più.
Quando si parla di "bullismo al femminile" si fa riferimento proprio a questi comportamenti, che provocano nella vittima un senso di inadeguatezza e oppressione.

Alle botte noi preferiamo gli abbracci.
Alle etichette noi preferiamo la libertà.
Ai pettegolezzi noi preferiamo gli incoraggiamenti.

Al bullismo, i ragazzi di Assago preferiscono l'AMICIZIA.



I NOSTRI RACCONTI: "Food wars" di Christian P.

Ciao, sono Ernie, Ernie Bist e questo è FOOD WARS.
Erano le 5 del pomeriggio e i due soli riflettevano le acque di Big-Babol del pianeta Coca-Cola; lì, al centro del pianeta, nel palazzo caramella alla menta vivevo io, ERNIE BIST.
Avevo una modesta residenza: il letto di zucchero filato, i candelabri di pan di zenzero e gli specchi di goleador; all’esterno la mia casa era ricoperta di cremoso cioccolato fuso.

Quel giorno, il 23 dolciembre eravamo impegnati in una guerra contro i salati.
I salati erano ben forniti: avevano le armature di patatine fritte, gli scudi di pop-corn e le navi stellari di granoturco.
Nello spazio si stava svolgendo la guerra per la conquista dell’ asteroide pizza.
Io, come capo della squadriglia, attaccai subito con i missili di muffin; loro pero’ a mia insaputa mi spararono le bombe di cracker integrale e io persi conoscenza...
Al mio risveglio mi trovai, per quello che sembrava, in un ospedale alla liquirizia e fui accolto da uomini di dentifricio.
Allora mi rialzai dal letto di mozzarella, ringraziai i dottori e sempre un po’ traballante gli chiesi dove mi trovavo e loro mi risposero sul pianeta ARCOBALENO, agli estremi confini della galassia.
Uscii dall’ ospedale e vidi un mondo fatto di caramelle zuccherate variopinte: il paradiso.
Mi fermai lì 2 o 3 giorni dormendo su panchine di zucchero filato ; questi giorni li ricorderò per sempre perché furono i migliori di tutta la mia vita .
Andai al parco divertimenti CANDY and SPLASH; lì provai la giostra “ velocicarrot “ che sarebbe un velociraptor di carote .
Poi feci un giro sui tronchi Kinder e verso pomeriggio tardi andai a gustare una prelibata cena dal re FoRmAgGiOsO . La tavola era imbandita di: stoviglie di parmigiano , bicchieri di gorgonzola e la tovaglia di formaggio di capra. In seguito all’abbuffata, andai a guardare la tv nella suite reale per gli ospiti.
Il tg arcobalenico trasmetteva notizie circa la guerra tra i dolci e i salati che all’inizio volgeva a favore dei salati.
Poi improvvisamente ricordai tutto; la guerra, la caduta, la perdita di memoria.
Allora cercai una navetta per ritornare al pianeta coca-cola (il mio pianeta natale), ma una volta arrivato lo trovai deserto e sgasato; allora vidi tra le strade poche persone che sul petto avevano inciso la lettera “S” fatta di pop –corn. Questo significava soltanto una cosa; i salati avevano vinto la guerra.


Essendo tanto spietati, i salati non si limitarono a conquistare l’asteroide Pizza ma vollero anche saccheggiare il pianeta coca-cola sterminando tutti i suoi abitanti.
Io piansi per giorni e giorni ma successivamente tramai la rivolta.
Andai nei sotterranei e presi la spada di ORSETTI GOMMOSI, l’ arma più potente dell’ universo.
Con quell’arma ero il più forte; presi una navetta e partii subito per il pianeta Focaccia, il pianeta dei salati.
Appena arrivai mi travestii con un mantello di hamburger (c’era una puzza tremenda) ed entrai nella sala del trono uccidendo tutte le guardie con la spada.
Infine , dovevo scontrarmi col piu’ malvagio, il piu’ acido, il piu’atroce , il re pringles.
La lotta fu molto impegnativa ma grazie alla mia determinazione lo sconfissi e riportai la pace e la dolcezza nel mondo.
Christian P. 2 B

I NOSTRI RACCONTI: Per colpa di un colpo (di Chiara M.)

Era una calda giornata di scuola, dopo la sgridata di fine settimana, che toccava sempre a tutta la classe, e la professoressa stava incominciando a sistemare tutte le sue cose.
Era l’ultima ora di venerdì. Ci toccava sempre quella sgridata… Ormai ero così abituata che avrei potuto mettere la sveglia da quando iniziava fino alla fine. Una volta, ho anche portato i tappi per le orecchie e li ho indossati cinque secondi prima che iniziasse la cantilena.
Dopo la sgridata c’era la mensa. Possiamo anche chiamarla mensa dei poveri, o della prigione. Ci manca poco che trovi dei bulloni nel piatto, così potresti essere il testimone di un omicidio, cioè l’avvelenamento di un ragazzo a scuola. 
“Avvelenamento di un ragazzo a scuola”, la vedo bene come frase nel giornale della città, scritta bene in grassetto sulla prima pagina.
Dopo la prigione, come sempre, c’era la libertà. Avete mai provato quella sensazione? Sì, io sì, ogni giorno all’uscita da scuola, ma dura solo qualche secondo, finché non arrivi a casa e devi fare i compiti. Secondo me lo fanno apposta. Manca solo che dai libri esca la “Prof” e che ti interroghi a tappeto.

Dopo quei due giorni di divertimento ricominciò il mortorio (sì, proprio così, la chiamerò “mortorio” la scuola). Ma quel giorno, alla prima ora, entrò in classe la bidella che, con quel suo accento napoletano disse: “Buongiorno, è stata dettata una circolare. Ci sarà sciopero per due settimane a causa di A.D.P.D.M.”. Stava per dire l’ultima lettera che un mio compagno, Raul, fece un’esclamazione: “Ehh???? Che vuol dire????”. “Sì, vuol dire Animali Disgustosi Portatori Di Malattie”, rispose Davide, il sapientone di turno. “Non poteva dire topi???”. “No, è più formale così”.
Però andiamo al punto. Io non avevo mai notato quella bidella ma da quel giorno era diventata il mio idolo. Dopo David Bowie, ovviamente...
Vi svelo un segreto: i topi nella scuola non c’erano finiti per caso ma ce l’aveva messi il mio gruppo, formato solo da me e dalla mia migliore amica Eleonora. Ci abbiamo impiegato tanto a realizzare questo scherzo e alla fine era riuscito perfettamente.
In queste ultime due settimane non ci siamo fermate un attimo ma abbiamo pianificato altri scherzi molto divertenti. Abbiamo procurato tutto il necessario da Vito, il cugino mascalzone di Ele. Dopo esser evaso, Vito si è rintanato a casa di Ele e vive lì, nella sua cantina.
Sono quindi successe delle cose terribili, molto strane, ma non certo per me ed Ele. Erano i nostri scherzi e sono riusciti alla perfezione.
Giorno 10 Dicembre, Lunedì: invasioni delle cimici nei cassetti delle cattedre. Fatto
Giorno 11 Dicembre, Martedì: vermi nelle docce degli spogliatoi. Fatto
Giorno 12 Dicembre, Mercoledì: aule invase da palline di plastica. Fatto
Giorno 13 Dicembre, Giovedì: “pitture rupestri” sui muri della scuola. Fatto
Giorno 14 Dicembre, Venerdì: avevamo pensato ad uno scherzo “esplosivo” ma era troppo pericoloso…
La settimana successiva, alla prima ora di lunedì, il preside Bianchi girò per le classi a dire: ”In questa scuola c’è qualcuno che si diverte a non rispettare le regole!!!”. Già a questa frase io ed Ele c’eravamo date un’occhiatina con un sorrisino. “Ma non va bene ed io scoprirò chi è stato e ci saranno brutte, proprio brutte, conseguenze per lui. Arrivederci e buona settimana!” e sottovoce aggiunse “Speriamo…” e se ne andò.
Io ed Ele avevamo deciso di fare il “grande colpo”, lo scherzo degli scherzi, prima di Natale e... mancavano pochi giorni per metterlo in atto.

Era la notte prima del giorno X, l’ora di attuare il piano. Ci eravamo messe d’accordo di indossare dei vestiti neri come delle spie. “Pronto. Base chiama Ele. Base Chiama Ele.”. “Non mi chiamo Ele. In questa missione mi chiamo Serpentina”, disse Ele mentre fischiettava la canzone di 007. “Ok. Base chiama Serpentina. Base chiama Serpentina.”. “Sì, ci sento e non serve che mi chiami dal Walkie-Talkie. Sono di fianco a te”. “Ah”, risposi io.
In quell’attimo ho perso tre anni di vita perché Ele, anzi Serpentina, si era vestita veramente da serpente. Si era comprata un costume di Carnevale. “Ma cosa ti sei messa addosso, la camicia da notte di tua nonna?”, chiesi io. “No, me lo sono comprata”, rispose Ele. “Ma dai!!! Non l’avevo capito!!! Pronta???”. “Sì, andiamo! Dividiamoci! SSSSSsssssss.” sibilò Ele, gettandosi a terra e tentando di strisciare. “Ci sto riuscendo… ci sto riuscendo!!!!”, aggiunse poi.
Abbiamo avuto l’idea di mettere la neve finta (farina) nei condotti dell’aria condizionata, così quando Ele avesse acceso il ventilatore, sarebbe caduta sulle Prof.. E così abbiamo fatto. Solo che, questa volta, siamo state beccate dal bidello che lo ha detto subito al preside. Andammo in presidenza. Dopo averci riletto tutte le 10000 regole della scuola ci fece un richiamo. Per il prossimo Settembre dobbiamo aiutare le bidelle a pulire la scuola.
Beh, ce la saremmo cavata alla grande se non fosse stato per quest’ultimo scherzo ma… “Cogli la rosa quand’è il momento. Il tempo, lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà” dice Peter Weir.
“Cogli l’attimo e sappi quando fermarti” dice Chiara M.

Chiara M. 2 B