QUELLO CHE GLI ADULTI NON VEDONO
“Tutti
i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne
ricordano”. È con queste parole tratte da Il
piccolo principe
di Antoine de Saint-Exupery che si è aperta, domenica 27 maggio presso la Sala Castello del Comune, la premiazione del
concorso fotografico “Quello che gli adulti non vedono”,
un’iniziativa attraverso la quale i ragazzi hanno potuto esprimersi
con libertà e in modo creativo, realizzando opere artistiche capaci
di emozionare, far riflettere e insegnare qualcosa a un mondo, quello
degli adulti, talvolta percepito come miope e distante. Il tutto promosso dal Rotary, che ha premiato dieci fotografie con delle borse di studio.
“Spesso
gli adulti non affrontano la vita come noi ragazzi. I
ragazzi riescono a vedere una vita più colorata, mentre le persone
adulte si ritrovano in una vita grigia, senza emozioni e
divertimento” afferma l’autore di una delle fotografie premiate,
mettendo in rilievo come la capacità di meravigliarsi possa
costituire una luce in grado di smorzare anche le ombre più cupe.
La
ricerca di un’esistenza felice e luminosa emerge anche dalle opere
di altri ragazzi, che si ribellano all’ossessione della società
odierna per i canoni estetici e la competitività a tutti i costi: “
dovremmo smettere
di scusarci con gli altri perché non siamo all’altezza e chiedere
perdono a noi stessi tutte le volte che abbiamo rinunciato alla
felicità”.
Ribellarsi
per affermare se stessi, anche a costo di essere etichettati e
considerati “diversi”. C’è chi avverte un divario tra sé e
l’altro dovendo inserirsi in un nuovo ambiente, dopo aver lasciato
la propria città, e racconta: “nessuno può capire come mi sono
sentito tutto quest’anno scolastico perché è difficile farsi
accettare da un gruppo di persone che si conosce da sette anni”.
Un
altro ragazzo vive invece l’esperienza dell’indifferenza nei suoi
confronti da parte di coetanei e adulti: quello che i grandi non
vedono è la sua sensibilità, speciale come il suo modo di
comunicare e approcciarsi alla vita, speciale nella sua fragilità e
in un messaggio in grado di scuotere prepotentemente.
Ma
i ragazzi di Assago sanno che questa fragilità, la fragilità di un
fiore che sboccia, rivela in sé tutta la sua forza. In un prato di
bucaneve, gli adulti non osservano le differenze tra un fiore e
l’altro, proprio come accade nell’interazione con le nuove
generazioni: “ogni ragazzo
è diverso dall’altro ed è speciale per le proprie caratteristiche
che lo rendono unico e irripetibile. I ragazzi non vengono
valorizzati singolarmente ma a volte si tende a generalizzare”.
Ed è
proprio un'immagine floreale una delle vincitrici di questa prima edizione del premio: il primo piano di un soffione, caratterizzato
da una parte mancante, ricorda un’attitudine degli adulti, quella
di “mettere in luce i lati negativi perché è più facile che
vedere quelli positivi”.
La
parte mancante del soffione, secondo l’autrice della fotografia, rompe l’armonia, eppure la ricostruisce, donando all’esistenza un
significato più profondo. Proprio come hanno fatto tutti i ragazzi
che hanno partecipato a quest’iniziativa, bravissimi a trasfigurare
i propri sentimenti in poesia. È questo lo scopo dell’arte, in
particolare delle arti visive: “sedendo e mirando”, come diceva
Leopardi, si spegne la vista esteriore, quella che si ferma alle
apparenze, per accendere una vista interiore in grado di cogliere ciò
che conta veramente, perché “non si vede bene che col cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Fabiana Sarcuno
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