martedì 31 gennaio 2017

I nostri racconti (laboratorio primo quadrimestre)

L'INDAGINE

Il 22 novembre 2016 era una delle giornate grigie, nuvolose e tristi, tipiche di Londra. Come ogni mattina, John era seduto al terzo tavolo da destra del bar sotto casa sua. Consumava in sette minuti la sua solita colazione (tè verde e due fette biscottate con marmellata di more) e poi andava alla fermata dell’autobus per prendere il 39 che lo portava alla sede e casa editrice del “London News” . Il “London News” è il quotidiano più letto dai cittadini londinesi e John è il “desk journalist” più preciso  di tutta l’Inghilterra. Lui, infatti, non va in giro a cercare le informazioni su cui scrivere articoli, ma le informazioni gli arrivano in ufficio e lui digita a computer gli articoli da stampare sul giornale. Era da tanto che non arrivavano notizie interessanti, come usava chiamarle John, ed erano le notizie riguardanti omicidi o casi da risolvere. John, infatti, è anche un investigatore privato, ma non lo fa per lavoro o per soldi, lui lo fa per “hobby”. Gli piace, appunto, stare ore seduto in poltrona a spremersi le meningi per scovare il mistero di un caso, non sa neanche lui perché gli piaccia così tanto. Dopo una giornata passata a scrivere articoli di cucina e politica, John stava tornando a casa dove i suoi figli, Martin e Mel, e sua moglie Mary lo aspettavano per la super partita a “Ticket to Ride”, un gioco il cui tema principale sono i treni. Bisogna cercare di fare percorsi segnati sulla mappa con dei piccoli treni di plastica e John era proprio incastrato, ma c’è sempre una via d’uscita, infatti c’era un altro modo più lungo per completare il tragitto. Finita la cena, Martin e Mel sono andati a dormire, ma John e Mary si sono messi sul divano per guardare un film giallo, genere che a John piaceva molto. In questo film, l’assassino fa evadere di prigione un uomo che poi uccide. L’investigatore lo riconosce perché aveva lasciato del tabacco sul pugnale, l’assassino, infatti, era abituato a fumare la pipa dopo aver ucciso qualcuno. Il detective, però, non riuscì mai a scoprire il motivo per cui aveva fatto evadere quella persona. John lo definì un caso abbastanza semplice perché la storia non era molto intricata e complessa, anche se il film gli era piaciuto molto. Andò a dormire verso mezzanotte perché era rimasto in poltrona a pensare alle altre possibili soluzioni di quel film e non ne aveva trovata nessuna, quindi decise che non era poi così male. Alle 7.00 del mattino era già sveglio anche se era sabato e non doveva alzarsi presto, ed era già seduto in poltrona a leggere il giallo “Assassinio sull’Orient-Express”. Gli piaceva molto il modo di scrivere di Agatha Christie perché è incalzante e gli piace soprattutto il fatto che nessuno ha un motivo valido per uccidere Samuel Ratchett. Verso le 9.00/9.30 si svegliarono anche Mary e i figli, perciò fecero colazione. Al telegiornale annunciarono che un uomo di nome Mortimer, alle ore 14.00, voleva fare qualcosa di solenne nei pressi del Big Ben e del Tamigi. Martin e Mel pensarono subito a una festa o qualcosa del genere, ma Mary guardò John preoccupata. John cercò di sembrare il più rilassato possibile e, finita con calma la colazione, andò in camera per prendere una penna, un blocco per gli appunti e la macchina fotografica. In questi casi cercava di fare più foto possibili da mettere sul giornale. Il blocco per appunti lo usava per fare il resoconto della situazione e segnare gli indizi rivelatori, ma alla gente diceva che gli serviva per annotarsi le informazioni da inserire negli articoli. Ai ragazzi disse di rimanere in casa, ma a Mary spiegò la situazione: doveva andare lì per assistere di persona all’avvenimento che molto probabilmente sarebbe stato qualcosa di brutto (per esempio un omicidio o qualcosa del genere). John non sapeva cosa aspettarsi perché Mortimer era stato abbastanza generale, e le idee di John potevano essere completamente sbagliate e si poteva trattare di una specie di festa. Già dal nome, “Mortimer”, si poteva intuire che avesse a che fare con la morte o con qualcosa di brutto, ma poteva anche non significare niente. John era molto indeciso e perplesso. La giornata nuvolosa e buia e il colore scuro del Tamigi potevano rendere più facile da nascondere il volo in aria e il nuoto nel Tamigi con degli abiti grigi o scuri. Era nel suo studio a pensare ai possibili avvenimenti che si sarebbero potuti verificare, l’idea di una festa la escluse perché di sicuro il telegiornali non l’avrebbero annunciata così vagamente e ora tutti i giornali ne starebbero parlando. Anche se Mortimer avesse voluto che non rivelassero cosa sarebbe successo, qualcuno lo sarebbe venuto a sapere o qualcuno lo avrebbe già rivelato per sbaglio. Rimanevano un omicidio, un suicidio, un esecuzione, l’arrivo di un personaggio famoso (con poche probabilità), un concerto da parte sua per raccogliere qualche soldo (con poche probabilità perché non lo avrebbe definito solenne e non lo avrebbe annunciato in televisione) o uno spettacolo nel Tamigi (anche se illegale) e sul Big Ben. John scelse un suicidio ben organizzato e difficile da capire o lo spettacolo perché Mortimer sembrava un alternativo e sarebbe potuto essere tranquillamente un artista. Mortimer si era espresso con un tono triste, come affaticato, e malinconico; ma poteva trattarsi solo di un’impressione di John. Così annoto sul suo blocco per appunti le informazioni di partenza:
Suicidio (70%) o spettacolo (30%)
Ma all’improvviso alla televisione tutti i telegiornali in edizione speciale annunciavano che probabilmente avrebbe ucciso qualcuno e raccomandavano a tutti di restare in casa, lo dicevano perché era stato trovato un video di una telecamera risalente a poco dopo l’annuncio al telegiornale in cui Mortimer e un’altra persona stavano discutendo e lui disse all’altro di non dire niente a nessuno. Questa frase era molto vaga, però John capì che si sarebbe trattato di un omicidio. Allora corresse le informazioni sul blocco per appunti:
 omicidio (98%)

alcuni lavori esposti all'open day
Il restante 2% sarebbe potuto essere qualsiasi altra cosa. Erano le 13.40 e mancavano venti minuti all’avvenimento, John si preparò per uscire e dopo aver raccomandato a tutti di rimanere in casa uscì e prese l’autobus 41 che lo avrebbe portato al Big Ben. Era molto curioso di sapere cosa sarebbe successo, ma era anche perplesso e un po’ spaventato. Sotto al Big Ben c’era molta gente, soprattutto giornalisti, che aspettavano ansiosi di vedere cosa sarebbe successo. John decise di allontanarsi dalla folla e raggiunse la riva del Tamigi, dove poteva controllare tutto. Il Tamigi era molto più scuro del solito e non si riusciva a vedere nell’acqua. Particolare molto sospetto perché nel Tamigi, anche essendo solitamente scuro, si riusciva sempre a vedere. Mortimer arrivò passando in mezzo alla folla, aveva l’aria stanca ma anche determinata e minacciosa. Iniziò a parlare dicendo che se tutto fosse andato secondo i suoi piani nessuno di loro si sarebbe fatto male e cose del genere… All’inizio i giornalisti si appuntarono ciò che diceva, ma poi si annoiarono e non ascoltarono più. John non era così, invece, lui ogni volta ascoltava tutto; è un tipo che quando ci sono delle istruzioni o cose simili le legge tutte cercando di capire e non dà mai niente per scontato. E in quel momento aveva fatto bene perché continuava a fare continui riferimenti al fatto che nessuno di loro si sarebbe fatto male, che facevano pensare il contrario. Allora John appuntò:
Aria stanca e determinata.
Entrata non da spettacolo.
Continui riferimenti sospetti a non farsi male → pensare il contrario, ma tanto nessuno ascolta.
Dalla sua postazione, John lo vedeva di profilo. Mortimer aveva una canottiera che lasciava scoperta la spalla su cui c’era un tatuaggio cinese:



John c’era già stato in Cina ed era un simbolo che aveva visto disegnato su un muro di una casa di periferia. Il suo amico che gli faceva da guida gli aveva spiegato il significato e gli aveva anche detto perché era stato disegnato. Naturalmente non si ricordava niente e così decise che si sarebbe occupato di quel fatto dopo. Cercò di disegnarlo il meglio possibile sul suo blocco per appunti, nel caso gli sarebbe servito dopo. John trovò lì di fianco a sé una lattina con del liquido dentro e lo versò nel Tamigi e, improvvisamente, l’acqua riprese il suo colore normale! Molto probabilmente era un decolorante per liquidi, ma non ci stette a pensare tanto, l’importante era che il colore scuro se ne fosse andato. Verso il centro del Tamigi, John notò una specie di cabina subacquea con una piccola porta. Tutti erano così interessati a Mortimer che nessuno si era accorto che il quadrante rivolto verso il Tamigi del Big Ben non c’era più. Quando John se ne accorse si meravigliò di come non avesse fatto ad accorgersene prima. Mentre parlava fece riferimento per sbaglio ad un corpo pugnalato, al posto di dire “corpo purificato”, infatti stava dicendo che si confessava sempre in chiesa anche solo per aver fatto anche qualcosa di piccolo a qualcuno e lo stesso sarebbe stato per loro. Decise di non dirlo a nessuno, e guardando meglio notò che dentro si vedeva una specie di deltaplano con uno scompartimento sulla cloche dove si poteva mettere benissimo una spada abbastanza lunga. Questo è quello che pensò John dopo aver fatto molte ipotesi e supposizioni: 
« Mortimer sale sul Big Ben attraverso un passaggio sotterraneo che collega le fondamenta del Big Ben al posto preciso dove si trova lui. Dice alla gente che è un mago e che sa scomparire e ricomparire in altri luoghi, così una botola lo fa cadere mentre sono tutti distratti da lui verso un’altra parte. Raggiunge lentamente le fondamenta del Big Ben , dando tutto il tempo di far comprendere alla gente che non c’era più. Lì, poi, sale fino al quadrante del Big Ben attraverso la scalinata riservata solo ai residenti britannici solo in occasioni speciali. Non è sottoposto a controlli perché entra da sotto e dato che non c’è nessuna visita non ci sono neanche le guardie. Arriva al quadrante dove controlla che il deltaplano sia perfetto e che nello scompartimento ci sia/siano l’/le arma/i del delitto. Così mette in atto il suo piano malvagio: si aggancia al deltaplano, prende la rincorsa nello spazio interno del Big Ben, vola per un po’ di tempo catturando l’attenzione di tutti e poi si lancia in picchiata in acqua dove prende l’arma del delitto o le armi del delitto e raggiunge la cabina subacquea. Ci entra, respira, lascia il deltaplano e riporta il finto corpo pugnalato nel punto in cui era entrato in acqua. Di fianco lascia un pugnale insanguinato e rientra nella cabina dove c’è molto probabilmente qualcuno legato che uccide indisturbato con la spada lunga 50 cm. Ripensandoci però, avrebbe potuto lasciarlo in pericolo di morte, lasciandolo soffrire; e anche se qualcuno fosse arrivato subito dopo non avrebbe potuto salvarlo perché i soccorsi sarebbero arrivati troppo tardi. L’unica soluzione era tentare di rianimarlo da soli. Mortimer, poi, sarebbe andato da qualche altra parte attraverso il tunnel che poteva proseguire anche da altre parti».
alcuni lavori esposti all'open day

John corse subito a casa per prendere tutto il necessario per poter salvare qualcuno e un libro che aveva preso prima di andare in Cina, che spiegava tutti gli ideogrammi cinesi. Non si fermò a salutare né a spiegare quello che stava succedendo. Ritornò di corsa al Tamigi, si nascose dietro un muro e cercò il significato del tatuaggio sulla spalla di Mortimer. Quell’ideogramma rappresentava il viaggio e in matita c’era segnato dall’amico che i ragazzi  di periferia di Hong Kong lo disegnavano quando stavano per fare qualcosa di brutto. John capì che aveva fatto bene a pensare che si sarebbe trattato di un omicidio e quando tornò alla sua postazione vide che Mortimer era appena caduto nella botola. Tutti i giornalisti, che stavano guardando indietro qualcosa indicato da Mortimer, quando si girarono rimasero stupiti. Nel moment della caduta, John aveva fatto una foto in cui si vedeva chiaramente la botola aperta. Fotografò anche quando si lanciò in deltaplano dal Big Ben. Secondo i calcoli di John ci stava mettendo un po’ troppo il corpo ad arrivare a galla insieme al pugnale, allora capì tutto. Dopo essersi lanciato dal deltaplano, era andato nella cabina, aveva lasciato in pericolo di morte quella persona e poi si era suicidato. A causa di un piccolo ritardo nel venire a galla del corpo, John era riuscito a capire che Mortimer voleva suicidarsi! Infatti, il corpo che venne a galla era proprio quello di Mortimer e lo si poteva riconoscere dal tatuaggio sulla spalla destra. In mano, poi, teneva il pugnale che aveva usato per uccidersi. John fece la foto del corpo e poi si tuffò in acqua per raggiungere la cabina subacquea. Dentro c’era solo un manichino di cartone infilzato dalla spada lunga 50 cm. Sulla spada c’erano incisi degli ideogrammi cinesi: 

香港的Sun尤利西斯死

Dopo aver cercato sul libro capì cosa c’era scritto: “Hong Kong hotel sole Ulisse morto”. All’inizio non capì, ma subito dopo realizzò che l’hotel Sole ad Hong Kong era l’hotel dove risiedeva il suo amico Ulisse. Ora però, era morto e lui non era riuscito a salvarlo. Alla felicità di essere riuscito a risolvere il caso si sostituì la malinconia, la tristezza e la rabbia che stava provando dentro di sé, chiedendosi e ripetendosi perché non lo avesse capito prima. Tornato a casa, raccontò tutto, ma la tristezza che provò per Ulisse rimase per sempre, in una piccola parte di se stesso.
Verso le 19.00 venne chiamato da un altro amico che abitava in Scozia e che gli riferì che il funerale si sarebbe svolto il giorno dopo alle 15.00 ad Hong Kong e gli disse che sarebbe stato bello se ci fosse venuto anche lui perché era un’occasione per salutarlo per l’ultima volta. Alle 14.30 del giorno dopo, John era già alla chiesa dove si sarebbe svolto il funerale, ma prima salì nella stanza dell’hotel Sole dove risiedeva Ulisse. Sulla scrivania c’era un foglio scritto velocemente da Ulisse per John che diceva:
“Il mio destino lo conosco già e so che non ti piacerà, per questo ti lascio la mia collezione di libri cinesi. Spero che tu li accetterai e che li terrai come ricordo di me”.
John si chiese, però, perché Ulisse non avesse cercato di cambiare il suo destino. Dopo si diresse al funerale e poi tornò in aereo a Londra dove lo attendevano nuovi casi da risolvere. In seguito a quell’avvenimento la voglia di  risolvere fu spinta dal ricordo di Ulisse che dietro al foglio lasciato per John c’era scritto: “Non rinunciare mai, continua per sempre” e John la interpretò in diversi modi, ma non seppe mai quello che intendeva Ulisse.

 Federico C. 1 B

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